Chi
si avvicina all’arte bianca lo sa…o comunque lo capisce ben presto: se si vuole ottenere dei risultati accettabili, prima o poi (più prima che poi), ci si deve
addentrare in tutti gli aspetti chimici e fisici che si celano dietro lo
sviluppo degli impasti. Se poi, come il sottoscritto, si ha l’ambizione di
farlo con un lievito naturale allora è fondamentale farli propri tutti questi
meccanismi. E’ centrale acquisire la capacità di capire cosa succede
all’impasto, ed eventualmente apportare dei correttivi per raggiungere il
proprio obiettivo. Eh si, signori, perché gli impasti sono materia viva e
soprattutto si relazionano con tutte le componenti circostanti, da cui vengono
influenzati. Umidità e temperatura in primis, ma non solo. Sono molteplici gli
aspetti da considerare e da gestire per ottenere un prodotto soddisfacente. Se
non si ha la conoscenza delle materie prime, in termini organolettici, e delle
relazioni che si instaurano tra esse, si fa poca strada. Acqua, farina, lievito
e sale ad esempio per il pane. Solo quattro ingredienti base per una serie di
combinazioni infinite. Per il mio compleanno, quella santa donna di mia moglie,
vedendo da vicino la mia dedizione all’arte bianca, mi ha voluto regalare un
riferimento del settore: “Ph 4.1: artigianlità e scienza della pasta
lievitata” di Gianbattista Montanari, tecnologo e dimostratore della
Corman. Libro, da poco votato come migliore testo professionale al mondo.
L’ho divorato in tre giorni, e devo dire che non è un testo semplice. Se non si è già avvezzi ad alcuni concetti è difficile comprenderlo a pieno, ma lo consiglio a tutti. L’autore ha una grande dote, per nulla scontata: riesce a spiegare semplicemente concetti tutt'altro che comuni ed intuitivi per chi non ha un background chimico. Definirlo in poche righe non è possibile, il consiglio è di acquistarlo e farne tesoro. Per una piccola anticipazione, Giambattista ha accettato il mio invito a rispondere a qualche domanda. Ecco a voi…
L’ho divorato in tre giorni, e devo dire che non è un testo semplice. Se non si è già avvezzi ad alcuni concetti è difficile comprenderlo a pieno, ma lo consiglio a tutti. L’autore ha una grande dote, per nulla scontata: riesce a spiegare semplicemente concetti tutt'altro che comuni ed intuitivi per chi non ha un background chimico. Definirlo in poche righe non è possibile, il consiglio è di acquistarlo e farne tesoro. Per una piccola anticipazione, Giambattista ha accettato il mio invito a rispondere a qualche domanda. Ecco a voi…
Da
dove nasce la sua passione? Pura
casualità. Dai 14 ai 16 anni ho fatto il barista e, rispondendo ad un annuncio
di una pasticceria, ho iniziato questa avventura. Pensavo cercassero il
barista, invece volevano un apprendista pasticcere. Era il 1979 e da allora non
ho mai più smesso. Lo faccio con lo stesso entusiasmo di allora, cercando
risposte alle domande che mi pongo per migliorare ogni giorno.
Cosa
consiglia ad un ragazzo che si appassiona all’arte bianca? La parola chiave è appunto la
passione, senza la quale non si potrebbe migliorare. In pasticceria non si può
migliorare senza capire le cose, per cui senza la passione non ci si pongono le
domande giuste.
C’è
mercato nel nostro Paese per fare bene in questo settore? La panificazione è più in crisi,
rispetto alla pasticceria, per via delle campagne denigratorie del pane.
Pasticceria tiene di più, meglio il settore dei prodotti da colazione, meno le
cerimonie. Noto che a livello generale, manca un po’ di preparazione
imprenditoriale; molto spesso non si ha consapevolezza dei costi e tutto ciò
che ne consegue
Quali
sono le differenze tra lievito naturale, pasta acida e lievito di birra? Il Lievito Naturale (LN) è il
più completo, un complesso sistema biologico in continua evoluzione i cui
principali attori sono lieviti più precisamente saccaromiceti (funghi) e
batteri lattici, che danno vita a una proto cooperazione, ossia una interazione
biologica tra le due popolazioni. Il LdB è, invece, concentrato di
saccaromiceti e quindi è compatibile con LN (lievitazione mista ottimo per
prodotti da colazione). Per i grandi lievitati, come il panettone, una piccola
biga, con lunga lievitazione non è drammatica se si deve produrre e il nostro
lievito è un po’ debole, in fin dei conti parliamo sempre di funghi della
stessa famiglia dei saccaromiceti. La pasta acida, come la conosciamo noi, è una
pasta che subendo un’acidificazione eccessiva ha sviluppato maggiormente la
componente batterica (fermentazione molto più ridotta). Si usa in panificazione
come supporto, industrialmente si ottiene facendo moltiplicare i lattobacilli e
producendo impasti molto liquidi e acidi.
Il
lievito naturale è materia viva ed reazioni sempre diverse. Cosa è importante
gestire a casa? Conoscerlo
ed adattarsi alle esigenze di ognuno. A casa non si hanno i supporti industriali,
ma con un po’ di organizzazione (uso del frigo e barattoli) non ci sono grosse
difficoltà di gestione. Non bisogna affidarsi all’empirismo ma bisogna conoscere.
Come
si misura e gestisce, in ambito domestico, l’acidità del lievito? In ambito domestico vale la
risposta precedente. La conoscenza, l’esperienza è la via maestra. A livello
professionale, invece, si usano il titolatore, grazie al quale si determina l’acidità
totale del lievito; però la cosa migliore è l’esperienza, perché neanche il
phmetro è “sicuro”, nel senso che determina l’acidità, ma non il rapporto tra
elementi lattici ed acetici.
Differenze
tra lievito madre solido e liquido nell’impasto finale? La % acqua nel lievito determina
lo sviluppo della flora batterica. PM con % di acqua maggiori, quindi
morbide, stimola l’acida lattica, %
inferiori al 50% e quindi impasti più duri viene stimolata l’acidità acetica Per
questo nei grandi lievitati, uso del licoli deterimana una minore shelf file.
Come
leggere le etichette della farina e dell’acqua? Per farina è problematico
perché le schede tecnica soni quasi mai disponibili e, spesso, non aggiornate.
Per andare sul sicuro, per grandi lievitati, si usa la Manitoba. Poi come tutto
il resto, l’esperienza fa tutto. Ove disponibile, meglio scegliere una farina
con con 14,5/15% di proteine. Per Acqua, da prediligere quella moderatamente dura
e con valori di residuo fisso tra i 100 e 200 mg/l e una durezza misurata in
gradi francesi tra i 10 e 20°. In generale per lievito vale il contrario che
per le persone. Ultimamente si è visto che un’acqua con Ph più basico (8,5-9)
per l’uomo è la soluzione ottimale; per il lievito è il contrario.
Quali
elementi coadiuvanti apportare per ovviare a caratteristiche organolettiche
delle materie prime? L’estratto
di malto diastasico regola la lievitazione, in quanto contenendo zuccheri semplice
che sono immediatamente assimilabili dai lieviti, oltre ad enzimi che trasformando
continuamente l’amido in zuccheri semplici compensano la perdita di zuccheri
della lievitazione. Da usare in misura 1-3% peso farina.
Ci
spiega brevemente la magia della lievitazione dal momento in cui acqua e farina
entrano in contatto sino a quando impasto raddoppia? Spiegarlo semplicemente è
forse più difficile che comprenderlo, ci provo. La lievitazione di un prodotto
è la diretta conseguenza di un processo chiamato fermentazione dove i lieviti
fermentano zuccheri definiti fermentescibili ossia semplici singola molecola di
glucosio, trasformandoli in anidride carbonica. Quest’ultima dilatandosi e
rimanendo intrappolata all’interno della maglia glutina da origine all’aumento
di volume della pasta ossia la lievitazione. Tutto questo è influenzato da
temperatura, quantità di elemento lievitante (LN o LdB) e % di acqua. È proprio
vero è una magia veder una pasta crescere cambiare aspetto, soprattutto in
forno è una magia unica
E’
utile autolisi? Sempre,in
particolar modo con farina più fibrosa, con più parte cruscale. E’ cruciale,
allungando la catena proteica si ottiene una maggior estensibilità e quindi una
resa migliore. Per farine bianche, 1 h è sufficiente, mentre più è integrale e
più cresce. 100% integrale anche 12 h.
Come
correggere un impasto? Ci
sono pochi margini di recupero a valle. Bisogna evitare di arrivarci. Meglio se
troppo duro che troppo morbido per rimediare.
Le
pieghe sono utili per lo sviluppo del glutine? Con quali farine? Il glutine si sviluppa con
azione meccanica. Quindi si, sono utile x consolidare la maglia glutinica.
Grazie
mille per il suo tempo ed in bocca al lupo per il futuro.
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