giovedì 20 febbraio 2014

In cucina con...Domenico Raimondo: Presidente Consorzio Mozzarella di Bufala Campana DOP

Da qualche mese uno dei temi di cronaca più caldi è la questione "Terra dei Fuochi": terreni nelle provincie di Napoli e Caserta, sui quali sono presenti coltivazioni e pascoli, pesantemente inquinati dalla malavita organizzata. Questo tema, ovviamente, ha pesantemente influito sul business delle mozzarelle di bufala, che ne ha risentito, in termini di immagini e di cassa. Per approfondire il tema, abbiamo intervistato il Presidente del Consorzio DOP Mozzarella di Bufala, Domenico Raimondo, che ci ha spiegato il suo punto di vista, fornendo spunti interessanti per una soluzione definitiva del problema. Non è mancata una stoccatina alle istituzioni. Buona Lettura

Nome: Domenico                                               
Cognome: Raimondo
Data di Nascita: 29 agosto 1971
Luogo di Nascita: Pagani (SA)

La mozzarella di bufala è uno degli alimenti più venduti al mondo. Secondo lei, qual è il segreto di questo successo?

La bontà del prodotto.

La questione “Terra dei Fuochi” è emersa solo negli ultimi mesi, soprattutto a livello mediatico, ma voi che vivete quei luoghi, da quanto eravate a conoscenza del problema?

Da circa 4 anni. A dimostrazione di ciò, basti dire che la Regione Campania è da diverso tempo che ha avviato un monitoraggio sul prodotto, senza mai riscontrare nessun problema. Direi, quindi, che alla fine la “Bolla mediatica” ha superato la realtà.

Perché, secondo la sua opinione, non è stato affrontato prima?

Andrebbe chiesto a politica e media. Di certo, la stranezza è che appena è uscita la notizia, aziende agroalimentari della Pianura Padana si sono affrettati a ribadire la bontà e la genuinità del loro prodotto.

Il sottoscritto, Luca Clemente, titolare del blog, si dissocia dalle dichiarazioni effettuate dal Dott. Raimondo e mette a disposizione questo spazio per eventuali repliche.

Qual è la soluzione, a suo modo di vedere, per risolvere questo problema?

Ora stiamo aspettando che venga circoscritta e perimetrata esattamente l'area interessata dal problema. Secondo il mio punto di vista la soluzione migliore, nell’interesse dei produttori e dei cittadini, sarebbe la conversione di tutta questa area a produzioni che siano estranee alla catena alimentare. Parliamo solo dell’1% dell’area agricola campana. Questo tipo di soluzione consentirebbe ai produttori di dimostrare chiaramente e immediatamente la loro estraneità al problema. Attendere passivamente che i territori contaminati siano bonificati sarebbe un errore perché nel frattempo i danni per l'economia regionale sarebbero enormi.

Quali sono state le conseguenze dello scandalo dal vostro punto di vista?

Nell’ultimo trimestre abbiamo registrato un -40% vendite. Per fortuna, grazie ai primi tre trimestri ed alla "Operazione Trasparenza" condotta dal Consorzio in collaborazione con le Associazioni dei Consumatori, siamo riusciti a chiudere l'anno sugli stessi quantitativi produttivi del 2012.

Qual è stato il danno di immagine che avete avuto da questa situazione?

In termini di immagini molto negativo, la Campania tutta ne ha avuto danno economico, anche nelle province lontane dal fenomeno. Il consumatore, ormai, tende a vedere tutti i prodotti campani con diffidenza.

Quanto servirà per ricostruire una immagine positiva al prodotto?

Dipende molto dall’azione dei media, se continueranno a mettere in cattiva luce questo territorio. Spesso, in tutti i campi, la notizia “negativa” occupa la prima pagina ed ha un maggior clamore, mentre la rettifica o la felice conclusione di una vicenda ha meno spazio. Anche la politica deve fare la sua parte.

Perché è importante la certificazione DOP? Di cosa è sinonimo?

Importantissima. E’ una garanzia di controllo di tutta la filiera, dall’ alimentazione e dal benessere degli animali fino al controllo della procedura di trasformazione del prodotto.

In Italia le politiche agricole supportano a dovere il vostro business?

Assolutamente no. Basti vedere l’ultimo mandato del ministro De Girolamo. Quando scoppiò la questione “Terra dei Fuochi”, nella seconda metà del 2013, il Ministero promise aiuti a partire dai primi mesi di quest’anno. A valle dello scandalo che coinvolse e spinse alle dimissioni il Ministro De Girolamo, ad oggi, ancora nessuna di quelle promesse è stata mantenuta.

Il sottoscritto, Luca Clemente, titolare del blog, si dissocia dalle dichiarazioni effettuate dal Dott. Raimondo. L'Ufficio Stampa del Ministero, interpellato sulla questione, per avere diritto di replica, ad oggi, non ha risposto (vedi Mail). 

Questo spazio resta, ovviamente, a disposizione del Ministero per repliche.







Cosa dovrebbero fare le istituzioni in più di quello che ad oggi non accade?

Dal momento che l’Italia ha grandi risorse nell’agricoltura, così come nel turismo, bisognerebbe ripartire da questo per risollevare l’economia del Nostro Paese ed uscire definitivamente dalla crisi.


Come si combatte il problema dell’Italian Sounding?

A livello Italia, grazie a consorzi ed enti proposti a combatterla, si verifica solo dove ci sono “furberie”. In Europa la commissione europarlamentare ci ha dato mano sotto forma di  segnalazioni con prelievi e confronti dei prodotti sospetti. A livello mondiale, siamo indietro, è difficile far capire l’importanza della DOP, soprattutto con le risorse di cui disponiamo.


Fatturate maggiormente in Italia o all’estero? Perché?

Il rapporto tra mercato domestico ed estero è 75/25. Ciò è dovuto anche a problemi logistici. Vista la posizione dell’Italia, la Rete autostradale verticale, il trasporto su gomma impiega anche 15 ore per arrivare a destinazione a partire dal Sud Italia (dove si produce e trasforma il prodotto). Troppo per un prodotto come il nostro che deve essere consumato fresco. Trasporto aereo, invece, dovendo trasportare anche liquido, ha un costo eccessivo. Spesso il peso del liquido è maggiore di quello del prodotto. Questo innalza i costi e lo fa diventare antieconomico.

La bufala serve solo per il latte o per altri scopi alimentari?

Ultimamente, nelle aree di Caserta e Salerno si stanno portando avanti anche produzioni sulla carne. Alcuni studi, infatti, evidenziano che la carne di bufalo ha più ferro e meno colesterolo e grassi di quella vaccina, per cui, anche a livello proteico è un prodotto migliore. Il problema è che su larga scala, questo messaggio è difficile da diffondere con le risorse di cui disponiamo.

Qual è la sua storia con la bufala?

La mia storia è legato a quadruplo filo con la bufale, essendo la mia, la quarta generazione familiare in questo business (Caseificio Mail)

Ci indica la ricetta ideale con la bufala?

A me piace così com’è: Nuda e cruda, Per non essere banale indico soprattuto la pizza. E’ un prodotto che è alla portata di tutti, sia come capillarità di vendita che come costo. E poi un pezzo di pizza di qualità con bufala campana dop è sicuramente più salutare di un panino.





1 commento:

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